"Stefano Bommarito, l'uomo di mafia che rapì e tenne prigioniero per più di due anni il figlio undicenne del "pentito" Santino Di Matteo finché venne poi strangolato e disciolto nell'acido - ha deciso il Tribunale di sorveglianza di Palermo - non dovrà scontare in carcere il residuo dei ventidue anni ai quali era stato condannato, ma sarà ora affidato ai Servizi sociali".
La speranza legittima è che i Servizi sociali ai quali verrà ora affidato il "tenero" e "meritevole" Stefano Bommarito non siano quelli che gestiscono, in qualsiasi modo e per qualsiasi motivo, la vita presente e futura dei più giovani. Di chiunque figli. Soprattutto figli di "pentiti" di mafia. Per i quali egli ha dimostrato - almeno secondo quanto è lecito desumere dalla decisione del Tribunale di sorveglianza di Palermo - una stupefacente disponibilità e afflati di profondo affetto degni di doveroso riconoscimento.
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