"Il "Patto del Nazareno" - questo, comunque, sembra ormai certo - non esiste più, per "Forza Italia", così come era stato interpretato fino ad oggi. Non esiste più - ha voluto spiegare il portavoce Giovanni Toti - non per nostra volontà, ma perché è stato il Pd, con il suo "metodo Presidente della Repubblica", a voler interrompere quegli accordi che avevano fin qui guidato, nello spirito e negli obiettivi, un percorso comune e condiviso".
"Patto del Nazareno" dunque rotto? Più che rotto, forse, semirotto. Perché è venuta l'assicurazione che "Forza Italia" non agirà da "kamikaze", ma continuerà a votare, senza pregiudizi, ciò che riterrà condivisibile per il bene del Paese. Anche se si dovrà attendere, comunque, cosa verrà inteso, soggettivamenete, come pregiudizio e bene del Paese. Frattanto, però, non è che il Pd abbia dato segni di preoccupazione per questa rottura o semirottura. Anzi. Debora Serracchiani, che non è una qualsiasi, ma uno dei segretari del partito, ha commentato: "Se il "Patto del Nazareno" è finito, meglio così. La strada delle riforme sarà più semplice. Arrivare al 2018 senza Brunetta e Berlusconi, per noi, sarà molto meglio". Quanto alle trattative e agli accordi, tuttavia, può darsi. Ma quanto ai voti necessari per far passare le decisioni del Governo, specialmente al Senato, forse no. A meno che il Pd non abbia già trovato - fra transfughi, scontenti, accattoni e illusi questuanti in uscita da altri partiti e partitini - i voti necessari che gli assicurava "Forza Italia" quando la maggioranza non gliela faceva da sola. Ipotesi non tanto peregrina. Nei corridoi di Montecitorio e di Palazzo Madama, infatti, gira la voce che il "premier" Renzi starebbe preparando un nuovo gruppo parlamentare che dovrebbe chiamarsi "Insieme per il 2018" e nel quale dovrebbero confluire i fuoriusciti grillini, i residui "pezzi governativi" del "Nuovo Centro Destra" e perfino qualche esponente di "Forza Italia". Una confusione, insomma, inquietante. Ma che gli fa? L'importante - si sa - è stare sereni.
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