"Per i sette giorni di prigione nel carcere di Potenza - dove l'aveva fatto sbattere il pubblico ministero Henry John Woodcoch con le accuse, poi ritenute infondate in giudizio, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al gioco d'azzardo e alla prostituzione - Vittorio Emanuele di Savoia ha appena ricevuto dallo Stato, quale risarcimento, 40 mila euro".
Quarantamila euro, però, che non ha pagato quel pubblico ministero ormai noto per le sue inchieste senza capo né coda, cioè Henry John Woodcoch, ma ha pagato, con i soldi dei cittadini, lo Stato. Perché quei magistrati i quali sbagliano per leggerezza o, alle volte, per mania di protagonismo non hanno mai avuto un dovere legiferato di rispondere personalmente. E, ora che il Governo vorrebbe legiferare finalmente questo dovere, si agitano, si ribellano, minacciano perfino di scioperare. Dovrebbe, secondo loro, rimanere questo rapporto diritti-doveri: a loro il diritto di sbagliare impunemente, allo Stato - cioè ai cittadini - il dovere di risarcire i loro errori quando assurdamente clamorosi. Non certo in nome del popolo italiano. Che anzi, anche per questo, è - per dirla educatamente - molto irritato.
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