"Mi sono levata dal letto alle sei, quando lui ancora "russava", per preparare le colazioni, svegliare i bambini, accompagnarli all'asilo e poi andare al lavoro". "Lui è ormai in pensione, io no, ma, quando la sera sono tornata dall'ufficio, c'era ancora tutto da rassettare, da fare la spesa, da prepare la cena". "Sono salita sul tram e mi sono sentita più volte palpeggiare". "Ho ricevuto le solite tre-quattro telefonate di minaccia del mio ex fidanzato". "Mi sono fatta di nuovo coraggio e ho chiesto al mio datore di lavoro un piccolo aumento, ma lui mi ha risposto che già mi dà regolarmente la paga di donna". "Doveva essere soltanto uno scambio di vedute, ma lui mi ha picchiato da mandarmi all'ospedale". "A domanda, ancora una volta, la risposta "Tu, donna, ai vertici di un'azienda pubblica? Quando mai". "Il confessore del nostro convento mi ha confernmato che, nella vita della Chiesa, a noi donne compete la preghiera, l'assistenza e la catechesi, ma in nessun modo il poter ammministrare i Sacramenti e l'andare oltre i ruoli di serventi, badanti, cuoche, perpetue nei palazzi di Oltretevere e nelle sedi parrocchiali e vescovili".
Tutte quete amare ammissioni oggi. Oggi 9 marzo. Il giorno dopo, cioé, quell' 8 marzo che continua ad essere celebrato, come "Festa della donna", con torrenti di ipocrita retorica, false promesse e rametti di minosa, in troppi casi, senza profumo di rispetto e di considerazione, di solidarietà e di bontà. Vergogna. Ancora una volta vergogna.
.
Nessun commento:
Posta un commento