"Il Tar della Toscana ha respinto il ricorso avviato - dopo il suo trasferimento in un anonimo ufficio non operativo - da quel comandante Gregorio De Falco il quale, di fronte alla fuga di Francesco Schettino mentre si stava consumando la tragedia della "Costa Concordia", gli urlò al telefono: "Schettino, questo è un ordine: risalga a bordo, cavolo (anche se non disse proprio cavolo)".
Il comandante Gregorio De Falco, dunque, è giusto che sia stato rimosso perché comportatosi come il suo ruolo, oltre che la sua coscienza, giustamente gli dettavano? Oppure perché, con la sua parola cavolo (che non era, d'accordo, cavolo) ha fatto scandalizzare ed arrossire gli alti gradi della Marina, tutte medaglie, raffinatezza, etichetta e "bon ton" nei loro austeri uffici e nei loro eleganti circoli? No, no - ha motivato il Tar della Toscana - ricorso respinto non nel merito, ma nella forma. Bella trovata per far restare il comandante Gregorio De Falco nel suo anonimo ufficio non operativo dove è stato sbattuto. E per non restituirgli quel ruolo che aveva pur ricoperto non solo in occasione della tragedia della "Costa Concordia", con effiienza e responsabilità, alla Capitaneria di porto di Livorno. Comandante De Falco, insomma, resti rimosso, cavolo. Ma - come si continua ad ammonire - le sentenze, anche quelle dei Tribunali amministrativi regionali, non si devono commentare. Poco male: tento, come in questo caso, si commentano da sole.
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