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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

domenica 22 marzo 2015

Quell'allucinante "surplus" di detenzione

Aminje Cheraouaqi - un marocchino di 27 anni condannato, a otto mesi e venti giorni di detenzione, per furto e resistenza - una volta scontata la sua pena, è stato poi rimesso in galera, per gli stessi reati già scontati, e a nulla è valso che lui lo avesse fatto presente".
Episodio allucinante. Ma più allucinante è che, venuta alla luce ad un certo punto la verità e venendo il giovane marocchino scarcerato, non solo nessuno gli ha perlomeno chiesto scusa, ma il pubblico ministero dell'Ufficio esecuzioni della Procura di Milano se n'è uscito con il dire che quel "surplus" di detenzione avrebbe potuto fargli comodo per qualche altra condanna. Come se lui sapesse, da Sibillo cumano, che il giovane marocchino avrebbe commesso certamente nuovi reati e sarebbe stato condannato ancora al carcere. E come se non sapesse, sembrerebbe da "ciuccio di ritorno", che il diritto italiano fa letteralmente a pugni con una tesi quale la sua. Quel pubblico ministero dell'Ufficio esecuzioni della Procura di Milano, magari, sarà invece uno di quelli che si oppongono alla riforma della Giustizia e al principio della responsabilità civile dei giudici "molto così".
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