"La Suprema Corte di cassazione ha respinto la richiesta del pubblico ministero Lorenzo Matessa il quale - ritenutosi diffamato per essere stato definito "toga rossa" in un libro di Giorgio Galli - avrebbe voluto cinquemila euro quale risarcimento".
La motivazione? Perché, secondo la Suprema Corte di cassazione, l'appellativo di "toga rossa" deve invece "ritenersi in qualche modo elogiativo". E, specialmenete, "quando è seguita dal rilievo che i "giudici toga rossa" sono sgraditi a Silvio Berlusconi e ai suoi giornali". Al di là di Silvio Berlusconi, delle sue vicende processuali e dei suoi giornali, però, una motivazione a dir poco strabiliante. Soprattutto perché starebbe a dimostrare che certa Magistratura non è affatto al di sopra delle parti - quali che siano le parti - ma giudica, sentenzia e motiva anche secondo un quinto codice: quello politico.
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