"Tra le opere iniziate, non portate a termine e non ancora comunicate al Ministero per le Infrastrutture - esempio scandaloso - quelle "Vele dello sport" che avrebbero dovuto celebrare i mondiali di nuoto del 2009 a Roma, che avevano visto lievitare il loro costo di realizzazione da 60 a 600 milioni e che stanno ormai, lì, incompiute da ben cinque anni".
Ma, mentre il Comune non si sta nemmeno preoccupando di segnalarlo al Ministero per le Inftastrutture in modo da concorrere anche ad un parziale finanziamento per portare a termine quelle "vele nel deserto", se n'è invece preoccupato il suo progettista Santiago Calatrava. Il quale, in un recente convegno e in una intervista televisiva, ha sottolineato l'urgente necessità di completare la sua opera. Forse più che da "archistar", come ama farsi definire, come "archipar", come dovrebbe essere definito. "Archipar" e, cioé, architetto paravento. Interessato a terminare le "Vele" - molto presumibilmente - per incassare altri milioni e pagarci, ove fosse costretto dai giudici i quali stanno esaminando alcuni suoi "casi", i danni richiestigli un po' qua e un po' là - da Venezia, ad esempio, per il suo "ponte-scivolo" sul Canal Grande - o per i suoi errori da principiante o per il suo determinare esageratamente il maggior costo delle opere. Come finirà, comunque, questa storiaccia delle "Vele" romane? Una cosa è certa: in qualsiasi modo dovesse finire, sarebbe una fine da vergogna eterna.
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