"I lavori per i "Campionati mondiali di calcio" del 2022 - ha di nuovo assicurato il Qatar che li ha ottenuti anche "un po' così" - procedono secondo i tempi prestabiliti".
Bene, se tuttavia non ci fosse una vera tragedia dietro. E, cioè, se le migliaia di lavoratori indiani, cingalesi, bengalesi, soprattutto nepalesi, non continuassero ad essere trattati come schiavi. Sotto il sole e 50 gradi di temperatura senza alcuna protezione e alcun riparo, con turni massacranti e alimentazione insufficiente, senza alcuna misura di sicurezza sul lavoro e di protezione contro sempre più frequenti violenze ficiche, ma anche sessuali, e, per di più, perfino con abituali ritardi nei pagamenti dei pur miseri salari. Tanto è vero che - stando ad una indagine pubblicata dal quotidiano britannico "The Guardian" ed a ripetute denunce di "Amnesty International" e di "Human rights watch" - sarebbero morti da gennaio alla metà di novembre di quest'anno, a causa di tale trattamento inumano, quasi duecento lavoratori. Anche se c'è chi assicura che le morti siano, purtroppo, anche più numerose: una ogni due giorni. Tutto questo, però, non sembra preoccupare né le autorità del Qatar né la Federazione calcio internazionale. L'importante, per loro, è che sia tutto pronto, nel 2022, per il ricco evento. Non è successo e non sta succendo niente, insomma: che nel 2022 lo spettacolo inizi e continui. E "chissenefrega" delle migliaia di lavoratori morti che la sua realizzazione avrà comportato. Lavoratori cinicamente e selvaggiamente sfruttati in vita e, magari, privati anche di una degna sepoltura da morti.
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