"L'Assemblea nazionale del Pd - che alcuni si erano attesi come una specie di finale Giudizio universale ed altri come una specie di sfida all' ultimo sangue - è invece andata avanti e si è conclusa, pur con toni duri sia da parte del segretario-premier Matteo Renzi sia da parte delle opposizioni, senza alcuna clamorosa resa dei conti e senza manifeste minacce di scissione".
Attese, dunque, errate. Perché appunto, alla fine, il segretario-premier Matteo Renzi ha ritenuto più opportuno, in un momento così difficile per il partito e per il Paese, scegliere una linea morbida. E le opposizioni - tranne l'ultimo soldato giapponese in guerra, Stefano Fassina, il quale ha denunciato che "il Pd sta cambiando identità" - hanno scelto di non affondare alcun colpo. Gianni Cuperlo ha pronunciato un intervento stile "paravento democristiano". Massimo D'Alema ha disertato l'Assemblea perché - ha fatto sapere - non accetta minacce o sanzioni. Pierluigi Bersani si è fatto venire il "colpo della strega" è non è potuto andare. Rosy Bindi ha passeggiato un po' avanti e indietro, ma ha preferito non arrivare fino al palco per parlare. Perfino Pippo Civati, che era lì anche lui, ha preferito affidare i suoi "penultimatum", invece che al microfono dell'Assemblea, ai microfoni dei gionalisti nei corridoi. Niente diluvio universale, dunque, ma quasi un ramoscello di ulivo nel becco di bianche colombe di pace. Ma fino a quando durerà?
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