"La senatrice Katia Abreu è stata nominata - dalla presidente brasiliana Dilma Rousseff - Ministro dell'Agricoltura".
Non è stata una nomina qualsiasi. E' stata, anzi, una nomina che dovrebbe preoccupare, oltre che i brasiliani, un po' tutti. Perché la senatrice Katia Abreu, da sempre paladina del latifondo e degli interessi delle multinazionali dell' "agro-business", continua a sostenere che l'Amazzonia - polmone verde del mondo - vada considerata, più che un patrimonio da difendere, una "opportunità produttiva". Tanto è vero che, qualche anno fa, aveva dato un determinante appoggio a quel nuovo "Codice forestale" che ha ridotto fortemente la protezione della grande area vitale. Meritandosi il titolo di "Miss disboscamento" affibbiatole da "Greenpeace" e il soprannome, datole dagli ambientalisti brasiliani, di "Motosega d'oro". Le oltre 250 tribù di indios che vivono in Amazzonia, naturalmente, sono scese sul piede di guerra. Ma riusciranno a fermare, con le loro lance, i carri armati delle multinazionali al comando del nuovo Ministro Katia Abreu? Sarebbe il caso che il resto del mondo scendesse in campo, con la sua diplomazia, in difesa loro. Ma anche di se stesso.
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