"L'unico ad osare qualcosa - sempre durante la Direzione pd - è stato il Ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini. Il quale è arrivato a sostenere che, dopo il referendum sulle riforme costituzionali, occorrerà però un a riflessione sulla nuova legge elettorale".
Un atto di coraggio? Più che un atto di coraggio - secondo molte interpretazioni - un riflusso di paraventismo ex dc. Dario Franceschini, insomma, se ne sarebbe uscito così ponendosi due obiettivi. Il primo: offrire un ramoscello di ulivo, lui, alle minoranze interne del partito, ma anche a tutti coloro i quali, fuori del partito, vorrebbero cambiare la legge elettorale. Il secondo: così rappresentatosi, proporsi, in caso di bocciatura delle riforme cotituzionali, come il traghettatore pronto a mettere in cantiere una legge elettorale nuova e completare, lui, la legislatura. Da parte sua, indubbiamente, una carta giocata al buio, ma con qualche possibilità di illuminargli, alla fine, la strada futura. Sempre che la volpe Mateo, con un balzo, non arrivi a mangiarsi il suo grappolo di paraventismo ex dc. Riscrivendo la favola di Esopo.
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