"La morte di Giulio Regeni? Un episodio sfortunato. La tortura? Un depistaggio. Le reazioni? Esagerate. I colpevoli? Non certo il Governo di al Sisi, ma qualcuno che mira a delegittimarlo e a delegittimare i rapporti con l'Italia".
Ad esprimersi così, in una intervista alla televisione Sala el Baladi, non qualcunio dei servizi segreti egiziani, ma i "verdiniani" Lucio Barani e Francesco Amoruso. Troppi narghilé a base di tabacco, melassa e hashish? Forse no. Perché i due "verdiniani" hanno così motivato quanto affermato: "Nulla può e deve interrompere i rapporti tra Italia ed Egitto. Sarebbe infatti assurdo, se i francesi o gli spagnoli prendessero il posto dell'Eni". Ecco, dunque, tutto chiaro: altro che narghilé alla droga, ma uno stupefacente "assist" all'italico Ente nazionale idrocarburi. Magari neppure richiesto. Ma, per Lucio Barani e Francesco Amoruso, sempre buono a tenersi in bisaccia. Anche calpestando, indegnamente, il corpo e la memoria di Giulio Regeni.
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