"Se sulla persecuzione degli italiani e sulle foibe è calato, dagli anni 50 in poi, un silenzio ufficiale - "si è aperto", su D-Day" di Rai 3, il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano - è perché c'erano delle ragioni geopolitiche che spingevano l'Italia ad avere un rapporto di particolare considerazione con Tito che aveva rotto con Stalin. Si pensò che puntare i fari accesi su quelle vicende orribili, che naturalmente erano state anche motivo di vergogna per chi le avesse effettuate, non era conveniente".
E già. Più conveniente stringere la mano ad un Tito con le mani sporche di sangue piuttosto che ricordare e celebrare undicimila, tra militari e civili (anche donne e bambini) seppelliti - alcuni ancora in vita - nelle spaventose foibe. Che orrore dunque, ancora una volta, quelle pseudo giustificazioni "per ragioni geopolitiche". Ma, pur se il Presidente emerito ha voluto su questo glissare, che orrore, anche, l'atteggiamento a nascondere e a dimenticare dei comunisti italiani per oltre mezzo secolo. E di alcuni ancora oggi.
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