"Il "caso marò" - con una ennesima decisione della Corte suprema indiana - è stato di nuovo rinviato: questa volta, concluse le ferie estive di laggiù, dal primo luglio in poi".
Pretesto: necessario occuparsi, prima delle ferie estive, di tutti i casi che potrebbero comportare, eventualmente, la condanna alla pena di morte. A conferma, sì, che tale condanna non si ipotizzerebbe più - come invece continuerebbero a chiedere i servizi segreti indiani - ma che i giudici di Nuova Delhi, con il continuo procrastinare il processo ai due nostri marò, stanno facendo scontare loro una pena preventiva che ha ormai superato i tre anni e, per di più, senza ancora uno straccio di imputazione. Non può che affiorare il dubbio, poi, che i giudici abbiano deciso di procrastinare l'esame del "caso" dopo il primo luglio in attesa che - come noto - dovrà tornare in India, dopo la sua convalescenza in Italia, anche Massimiliano Latorre. E il Governo italiano, sottobraccio alla Corte suprema dei diritti dell'uomo, come le stelle di Cronin, stanno a guardare.
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