"Finché Papa Francesco si è indignato contro lo sterminio dei cristiani - nei giorni scorsi - senza fare nomi, cognomi e riferimenti ad espisodi specifici, nessun problema da nessuno. Ora che ha però definito il genicidio in corso tale e quale a quello che ha colpito un milione e mezzo di armeni, ai tempi della Turchia del Califfo, non l'avesse mai fatto. La Turchia, continuando a non vergognarsi e a non chiedere scusa al mondo intero per quell'orribile sterminio, si è invece così irritata da chiamare il nunzio apostolico ad Ankara per tirargli le orecchie e, poi, addirittura, da ritirare il suo ambasciatore presso la Santa sede. E l'Italia, da parte sua, nemmeno un'autorevole dichiarazione di solidarietà con Papa Francesco. Perché - si è cercato di giustificare - assolutamente non conveniente, soprattutto in questo momento di crisi anche economica, mettere a repentaglio gli affari con la Turchia".
Ad ulteriore testimonianza, dunque, di come i soli valori che contano, oggi, sono soltanto quelli degli interessi legati ad un'economia senza "se" e senza "ma". Anche se, per obiettività, non va dimenticato che, proprio per non mettere a repentaglio le trattative in corso con la Cina, Papa Francesco ha evitato di incontrarsi, non troppo tempo fa, con il Dalai Lama in visita in Italia. "Realpolitik" dello spirito? Potrebbe anche ammettersi. Ma sempre "realpolitik" strumentale e difficilmente accettabile anche quella.
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