"Un pubblico ministero - a Lecco - aveva "dimenticato" in cella due persone in attesa dell' iter processuale, poi se n'era ricordato dopo 208 giorni per uno e 116 per l'altro e li aveva rimessi in libertà".
"L'ingiusta privazione della libertà - avevano giustamente sottolineato i magistrati di primo grado ai quali era stato affidato l'incredibile "caso" - è un "fatto estremamente grave". Ma, una volta a sentenza, avevano condannato il pubblico ministero "scordarello", in sede disciplinare, alla semplice sanzione della censura. Sentenza poi confermata, addirittura a sezioni riunite, dalla Cassazione civile. Il solito buffetto al birichino, dunque, invece di una sanzione giustamente severa. Perché 208 giorni di carcere ingiusto in un caso e 116 in un altro non sono un gradevole soggiorno alle Haway. Ma non parlate, ai giudici, di responsabilità in caso di loro errori e di loro leggerezze anche non da poco. Per loro, tutt'al più, un buffetto e buon proseguimento. Anche di carriera.
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