"Ezio Macri - l'autista di un deposito dell'azienda dei trasporti pubblici di Roma - aveva presentato un certificato di malattia, si era dunque assentato dal lavoro, ma era stato sorpreso a cantare sul palco di un ristorante nella vicina cittadina di Zagarolo. Denunciato per truffa aggravata ai danni dell'azienda, era stato rinviato a giudizio".
E il giudizio? Assolto, proprio in questi giorni, con formula piena. Con quale motivazione? Perché "il fatto non sussiste". Ma come il fatto non sussiste? Il cantante sul palco del ristorante di Zagarolo era allora un suo sosia mentre Ezio Macri, poverino, era a letto malato? Le sentenze - si continua a dire - non si devono commentare. Alle volte, però, è dura. Molto dura. Basti soltanto dire che si è messo le mani nei capelli lo stesso pubblico ministero che aveva chiesto, invece, la condanna.
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