"Milionari italiani - ha rivolto l'invito, su una inserzione pubblicata a pagamento, l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati - se appena l'1% di voi ci donasse 15 mila euro, potremmo raccogliere fondi sufficienti ad assistere circa 22 mila famiglie siriane... Fate la vostra parte".
Ora - ci mancherebbe - sarebbe più che giusto, se almeno l'1% dei milionari italiani aiutassero concretamente la disgraziata popolazione siriana. Anche se non si capisce perché solo l'1% dei milionari italiani e non anche di Paesi oltretutto ben più ricchi. Ma quello che lascia davvero basiti è che venga a chiedere l'elemosina, con il cappello in mano, quell'Agenzia dell'Onu nata proprio per assistere i rifugiati. "Abbiamo finito i finanziamenti" è la giustificazione. Che non giustifica, però, un bel niente. Perché - come avviene, ad esempio, anche alla Fao - la grandissima parte dei finanziamenti non vanno per i compiti istituzionali, ma per gli stipendi dei propri dipendenti. L'Agenzia dell'Onu per i rifugiati, infatti, deve foraggiare un Comitato direttivo di ben 79 membri e uno "staff", fra cui numerosi dirigenti, di 7 mila dipendenti. E foraggiarlo molto bene. Non solo con stipendi che possono anche superare i 12 mila euro al mese, ma con un fior fiore di "benefit" quali una polizza sulla vita, una polizza sanitaria per tutta la famiglia, un 75% del costo degli studi dei figli, l'indennità di trasloco, il pagamento di viaggi per facilitare le ferie nel Paese d'origine e - ultima ciliegina sulla torta - le esenzioni fiscali. Certo che, alla fine, per i rifugiati rimane poco o niente. E, allora, ecco accendersi la lampadina: "I finanziamenti a noi, per i rifuguati andiamo a chiedere l'elemosina con il cappello in mano". E non si vergognano neppure.
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