"Mio padre Pier Luigi - continua a sostenere, con forza, il Ministro Maria Elena Boschi - è una persona per bene".
Sarà magari così. Ci sono da considerare, comunque, tre fatti. Il primo: anche quando Pier Luigi Boschi è stato vicepresidente di "Banca Etruria" si sono continuati a vendere pericolosissime obbligazioni subordinate. Il secondo: i dipendenti della banca, anzi, sono stati pressati - per così dire - a far sottoscrivere queste obbligazioni senza correttamente avvertire che si trattava di prodotti ad alto rischio. Il terzo: "Banca Etruria", alla fine, è fallita e, se lei è riuscita a farsi risanare anche se non con i fondi dello Stato (perché proibito dall'Unione europea), ma con i fondi di un accantonamento interbancario di riserva (sempre, comunque, sostanzialmente alimentato dai cittadini) ha lasciato i possessori di obbligazioni subordinate senza un euro dei loro risparmi. Tanto poi - era stata sempre la rassicurazione - ove pure dovesse succedere qualcosa di spiacevole, a provvedere sarebbe intervenuto, in ogni caso, lo Stato. Pier Luigi Boschi sarà magari - come continua a sostenere, con forza, la sua figliola Ministro Maria Elena - una persona per bene. Quei tre fatti, alla "Banca Etruria", sono però accaduti. E, allora, a chi devono essere imputati?
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