"Non posso fare almeno di te", "T'hamo e l'osai", " Di tutte le ossa ai deciso di rompermi la più importante, il kuore", "Flavia se non ceri t'i avesero dovutta in vendare", "Sei un bel fiore da cogliere in ffetta prima ke ha passisca", "Se o the o tutto", " "Io e te insieme fino alle ternità", "Ti auguro molta felicità e un imbocca all'upo", "Ti sei persa una bella shans", "Non sono fatto per stare d'asolo", "Buon S'Anvalentino", "Sono il gegno del pc", "Andiano all'Ourdes è l'unica salvazione".
Beh forse, per tutti questi analfabeti "da muro" o "da on line", l'unica salvezza - pardon salvazione - più che andare a Lourdes, sarebbe quella di andare o di tornare a scuola. Scuola con la "c" e non con la "q". Anche se - a sentire una "équipe" di scienziati dell'Università di Zurigo - sarebbe emerso, al termine di lunghi studi, che non si tratterebbe di ignoranza, ma il tutto dipenderebbe dal funzionamento di quelle aree del cervello specializzate nella eleborazione del linguaggio. Probabile. Ma, se allora così fosse, bisognerebbe mandare o rimadare a scuola anche quelle aree del cervello.
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