"Io - si è confidato, con i suoi più fedeli, Silvio Berlusconi - per quello che ho fatto nella mia vita, per la mia età, per il mio prestigio, per la mia storia non posso oggi mettermi a battibeccare con questo o quel "leader" quarantenne, non posso fare i comizi accanto a Salvini e sfidarlo a chi ha la ruspa più grande".
L'annuncio di una resa che, d'altra parte, era già apparsa evidente con il suo disinteressarsi alle prossime, pur importanti, regionali parziali? In parte. Perché, poi, Silvio ha tenuto a precisare che, nel lasciare il compito di battagliare sul campo ad una generazione di giovani bravi e preparati, resterà pur sempre il "padre nobile" di "Forza Italia" e il punto di riferimento per la costruzione di quel "partito repubblicano all'americana" che dovrà accorpare tutte le forze del centrodestra per tornare al governo del Paese. Una decisione intelligente e realistica o un sogno fantastico? Lo sanciranno tempi non lontani. Ma - attenzione a non dimenticarlo - anche certa Giustizia che ha ancora, tra le mani, certe sue "cosette". Mentre la Corte europea dei diritti dell'uomo, sulla quale Silvio molto spera, continua a tacere.
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