"Nessun pensionato perderà un centesimo di quanto dovutogli in ossequio alla sentenza della Consulta - aveva solennemente annunciato il "premier" Renzi - ma oggi, con approvazione in Consiglio dei Ministri, ha deciso una media "una tantum" di 500 euro e non per tutti".
Non sarebbe stato possibile altrimenti - continua ad essere ora la giustificazione - perché i conti pubblici sarebbero andati "in tilt". In considerazione della situazione odierna, in effetti, è vero. Ma i conti pubblici sarebbero stati in condizione di pagare il giustamente dovuto, se solo si fossero realizzate tutte le "spending review" rimaste sulla carta, la politica e i politici si fossero ridotti i loro costi, si fossero eliminate veramente le Province, si fosse avviata la vendita dei beni demaniali dismessi. Tanto per dire. E, invece, di tutto questo niente o quasi. Ma, allora, perché far ricadere sui cittadini, ancora una volta, l'inefficienza e l'incapacità del Governo e delle varie Istituzioni? Perché annunciare solennemente, subito dopo la sentenza della Consulta, che ogni pensionato avrebbe avuto tutto lo spettante? Perché mostrare al Paese che il Governo può perfino farsi beffe della Corte costituzionale? Non sono interrogativi da poco. E che vanno, oltretutto, anche al di là del vergognoso "caso pensioni". Che fanno chiedere, seriamente, se la Costituzione esista ancora nei suoi capi anche essenziali.
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