""Il più bel fiore ne coglie" - costruito da un verso del "Canzoniere" del Petrarca - è il motto datosi, nel 1590, dall'Accademia della Crusca. Quell'Accademia della Crusca che ancora oggi, dopo 426 anni, dovrebbe conservare il suo nobile e responsabile ufficio di garantire la purezza della lingua italiana".
Ma perché dovrebbe e non deve? Perché, al di là di ipocrisie di comodo, sembra non stia conservando appieno quel suo ufficio. Avendo dato il suo "placet", ad esempio, allo stravolgimento di quelle declinazioni latine che non contemplavano una variante femminile (accogliendo, ad esempio, parole come presidenta, ministra, sindaca, assessora) e, perfino, parole straniere (come, ad esempio, manager, baby sitter, happy hour, quiz, juke box, hi-fi). Ma perché questo? Qualcuno sostiene che molti membri dell'Accademia non amassero tanto l'italiano, evidentemente, a scuola. Qualcun altro sostiene invece che che molti membri, più che preoccuparsi della genuinità della lingua italiana, si preoccupino di non essere scomunicati dal "politically correct" o, meglio "scorrett". Perché anche la carriera, nel mondo accademico italiano, è determinata dall'apparteneneza a cordate di potere che poco hanno a che fare con la cultura. Quella autentica. Nel bel Paese là dove, una volta, il sì suonava.
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