"La Costituzione non è alla mercè della maggioranza del momento - è stato solennemente approvato, il 16 febbraio 2008, con il "Manifesto" fondativo del Pd - Occorre mettere fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza... La Costituzione può e deve essere aggiornata, nel solco delle grandi democrazie europee, con riforme condivise".
Più che giusto e costituzionalmente corretto. Tanto che il "Manifesto", oltre che la firma di quel Luciano Violante il quale sembra esserselo però dimenticato, ha ospitato anche la firma di colui il quale, oggi, siede al Quirinale. Ma, allora, perché - anno di grazia o di disgrazia 2016 - le riforme costituzionali sono state invece imposte, dal Governo Renzi, a colpi di maggioranza perfino spuria? Si riscriva naturalmente, comunque, se gli elettori a dicembre votereanno "sì", buona parte della Costituzione. Ma il Pd dovrebbe riscrivere coerentemente, però, anche quel suo "Manifesto" approvato otto anni fa. Pur se non avrebbe più, perlomeno per motivi di correttezza istituzionale, la firma di colui il quale, oggi, siede al Quirinale.
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