"Ma non è vero - ha proclamato, ancora, Francesca Immacolata, Immaccolata di nome e sembra non di fatto - non è vero che io sia un corvo".
Potrebbe darsi. Potrebbe darsi che il corvo sia stato soltanto monsignor Lucio Angelo, Angelo di nome e certamente non di fatto, e che lei abbia ricoperto soltanto il ruolo di corvetta. Corvetta nel senso di comandata nave di scorta, leggera, sballottabile nel mare sempre più grosso dei veleni Oltretevere. Fatto sta, comunque, che lei non è finita, come monsignore, in una cella della Gendarmeria pontificia. E chissà se, per festeggiare la sua mancata carcerazione, non stia preparando un ricco "party". Come quello che organizzò, sulla terrazza della Prefettura degli affari economici in via della Conciliazione, per consentire, a personalità politiche e del "jet set" italiano, la possibilità di assistere, da una posizione privilegiata, alle canonizzazioni di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II il 15 aprile dello scorso anno.
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