"Bratislava doveva essere la svolta - ha continuato a giustificare la sua assenza, alla conferenza-stampa Merkel-Hollande, Matteo Renzi - e, invece, è stata l'ennesima riunione finita a discutere le virgole di un documento che dice tutto e non dice niente... Io non faccio la bella statuina aderendo a decisioni che non decidono nulla... Se vogliono passare i pomeriggi a scrivere documenti senza anima e senza orizzonte, possono fare anche da soli".
Tutto giusto, tutto condivisibile. Tranne, tuttavia, un particolare non da poco ricordato da Berlino: Matteo Renzi quel "documento da schifo", stilato alla fine del "summit" di Bratislava, l'ha sottoscritto anche lui e non ha invece lasciato che gli altri lo sottoscrivessero da soli. Il suo giusto e condivisibile giudizio negativo, allora, avrebbe dunque fatto bene ad evidenziarlo, efficacemente e coraggiosamente, proprio nella conferenza-stampa finale da lui disertata. E non, invece, una volta tornato tranquillamente a casa. Omettendo di dire, tra l'altro, che in quel "documento da schifo" ci aveva messo, comunque, anche la sua faccia e la sua firma. Aspettando di essere sbugiardato, con grande evidente soddisfazione, dalla pur non politicanete virginea "maestrina dalla penna rossa, gialla e nera". E di finire, con un meritato zero in condotta finale, dal terzo banco a dietro la lavagna.
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