"Nelle lettere scritte alla sua compagna Francesca Scopelliti - da un innocente Enzo Tortora durante la sua dolorosa detenzione che l'ha poi condotto alla morte - non vi era soltanto la profonda amarezza dell'ingiusto carcere, ma vi erano anche i semi di una giusta battaglia per giungere ad una responsabilità civile dei magistrati, alla terzialità del giudice, alla separazione delle carriere. Cosicché la sua compagna ha creduto bello, non solo in memoria di Enzo, raccogliere in un volume, di quelle lettere, le più struggenti e significative. E ha chiesto di poter presentare questo volume in una sala del Senato".
Nessuno avrebbe mai immaginato che Francesca Scopelliti ricevesse un rifiuto. Eppure - con una lettera della segreteria del Presidente Piero Grasso - il rifiuto è arrivato. Con questa motivazione: "La presentazione di quel libro non è collegata alle finalità istituzionali del Senato". Tra le finalità del Senato, insomma, non ci sarebbe la rispettosa memoria di un cittadino innocente ingiustamente perseguitato dallo Stato, ma, anche, la sempre più attuale riproposizione proprio di una questione istituzionale quale la riforma della Giustizia. "C'è da sperare - ha commentato, amareggiata, Francesca Scopelliti - che la decisione del Presidente Grasso non sia stata dettata più dal suo passato di magistrato che dalla sua attuale veste di seconda carica del Paese". Troppo buona Francesca. C'è infatti da sperare che la decisione del Presidente Grasso sia stata dettata, più che da un suo personale sentimento, in un momento di chissà quale distrazione. Poco importa se da ex magistrato o da attuale seconda carica del Paese.
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