"Per risparmiare - ha proposto il Ministro degli Esteri, Mogherini - chiudiamo le nostre ambasciate in Islanda, in Mauritania, in Honduras e a Santo Domingo".
Magari giusto. Peccato, però, che le cose stiano in ben altro modo. Ecco come. In Islanda e in Mauritania non ci sono per niente ambasciate italiane, ma soltanto consolati onorari che dipendono, rispettivamente, dalle ambasciate ad Oslo (in Norvegia) e a Dakar (in Senegal). In Honduras e a Santo Domingo delle ambasciate italiane ci sono sì i muri, ma da tempo non ci sono più gli ambasciatori. Si potrebbe osservare: ambasciate o non ambasciate, ambasciatori o non ambasciatori, comunque si intende chiudere. D'accordo. Ma sarebbe bene usare sempre le definizioni giuste e non fare di merluzzi balene. Di moscerini aquile. Dire sempre onestamente insomma, quando si tratti di un taglietto, che di taglietto si tratta. Senza enfatizzare strumentalmente. Pane al pane, vino al vino. Anche se in modica quantità. Niente di male. Meglio di niente. Onore alla buona volontà e alla sincerità. Il Ministro degli Esteri, comunque, "stia serena": se non può fare di più sostanzioso, come dovrebbe sapere, "ambasciator non porta pena".
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