"Nel valutare il lavoro dei giudici - si è irritato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli - occorre sobrietà di comportamenti, occorre evitare interventi che possano essere letti come interferenze nel processo".
Ma con chi si è irritato, per la precisione, il presidente Rodolfo Sabelli? Certamente con chi si è lanciato in attacchi da lui ritenuti infondati a proposito dei cosiddetti "processi Ruby". Ma, sorprendentemente, anche con il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, "reo" - secondo lui - di non avere approvato la decisione dei giudici di Palermo di convocare come teste, nel cosiddetto "processo Stato-mafia", quel Presidente della Repubblica il quale avevano già cercato di coinvolgere con certe intercettazioni telefoniche poi distrutte per decisione della Corte costituzionale. Il sindacato dei magistrati, perciò, ora addirittura contro l'organo di autogoverno della categoria. Anm, insomma, versus Csm. Roba da non credere. Roba, però, autentica "made in Italy". Soltanto, molto inquietante, "made in Italy".
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