"La strada maestra da seguire - è intervenuto, dopo la sentenza di condanna di Silvio Berlusconi, il Capo dello Stato - è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la Magistratura".
Qualche volta - sia sommessamente concesso - la strada maestra non si è potuta purtroppo seguire di fronte a sentenze di fatto incomprensibili e fonti di serie perplessità. Al di là di ogni riferimento specifico alla "sentenza Berlusconi", ma in casi come - solo per fare due esempi eclatanti - quando sono stati liberati dal carcere pericolosi delinquenti per decorrenza dei termini e quando sono stati concessi i "domiciliari" ad uno stupratore il quale aveva l'abitazione sullo stesso pianerottolo della vittima. Fatti, d'altra parte, che lo stesso Capo dello Stato conosce molto bene dal momento che ha espresso il suo parere e il suo auspicio che ora, finalmente, possano aprirsi condizioni più favorevoli per l'esame, in Parlamento, di quei problemi della Giiustizia già effiicacemente prospettati dal gruppo di lavoro costituito il 30 marzo scorso. Ma sarà un parere ed un auspicio che verranno ascoltati davvero in Parlamentio? Oppure basta così e chi se ne importa, ora, di risolvere i problemi annosi ed urgenti legati alla riforma della Magistratura nell'interesse dei cittadini?
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