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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

sabato 1 giugno 2013

Il rimpatrio del mistero

"Trenta agenti di polizia - ha dato notizia "Il Messaggero" - si sono recati nell'abitazione romana di Mukhtar Ablyazov, accusato di truffa in Kazakistan e in Gran Bretagna, ma anche "leader" dell'opposizione nel suo Paese. Non avendolo tuttavia trovato, hanno prelevato sua moglie, Alma Shalabayeva, e la sua figlioletta si sei anni, le hanno accompagnate all'areoporto e le hanno rimpatriate".
Non si è trattato, dunque, di un rimpatrio qualunque. Intanto perché la signora Shalabayeva e la sua figlioletta di sei anni sono state rimpatriate in quel Paese che ha già condannato e torturato - sulla base di un processo più volte contestato sia da "Amnesty international" sia dal Parlamento europeo - il marito e il padre "leader" dell'opposizione, Mukhtar Ablyazov, e ora c'è il rischio - se non la sicurezza - che quel Paese non intenda trattare affatto bene le due donne. Ma, poi, perché la signora Shalabayeva è titolare di un permesso di asilo valevole in tutta l'Unione europea e, anche, di un passaporto diplomatico rilasciatole da uno Stato africano. Così come un permesso di asilo politico il "leader" Ablyazov ha ottenuto, fin dal 2011, da quella Gran Bretagna la quale, invece, non si è mai sognata di rimpatriarlo in quel Kazakistan con un regime a lui ferocemente ostile. Ma, allora, che cosa è preso, all'improvviso, all'Italia? Perché quel rimpatrio precipitoso e, soprattutto, in violazione di diritti riconosciuti, alla moglie del "leader", anche dall'Unione europea? Mistero doloroso. Ma laicamente doloroso. Per cui sarebbe interessante sapere se il fatto sia stato a conoscenza del neoministro agli Esteri, quella Emma Bonino da sempre così giustamente e appassionatamente attenta ai diritti civili, oppure tutto sia avvenuto, gravemente, a sua insaputa. In ogni caso, comunque, c'è stato un motivo serio e legittimo per cui l'Italia dovesse comportarsi così? L'onorevole Ministro Emma Bonino, se c'è, dovrebbe battere allora un colpo. E dire, doverosamente, qualcosa.
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