"Per i "braccialetti elettronici" da far indossare ad una certa categoria di condannati agli arresti domiciliari - aveva ironizzato amaramente, quando ne furono acquistati duemila nel 2011, il vicecapo della Polizia, Francesco Cirillo - avremmo speso di meno, se fossimo andati dal gioielliere Bulgari".
Da allora ad oggi, in effetti, questi preziosi "braccialetti elettronici" sono andati così a ruba che non ce ne sono più a disposizione. Cosicché - come ha tenuto a far presente il capo della Polizia, Alessandro Pansa - quei condannati inviati, dai giudici, ai domiciliari con la misura cautelare del "braccialetto" non verranno più monitorati elettronicamente, ma solo (come una volta) dai controlli estemporanei delle oberate Forze dell'ordine. Che cosa fare, allora? Appena un condannato con "braccialetto" finisce la sua pena, correre da lui, riprendersi l'aggeggio e andarlo ad applicare ad un altro condannato cui è stato assegnato dai giudici. Un'altra lista d'attesa, dunque. Come i malati con il Servizio sanitario nazionale. Incredibile Italia.
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