"Abbiamo ubbidito ad un ordine - hanno intanto fatto giungere la loro voce dall'India, in occasione della "Festa" del 2 giugno, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre - e, però, siamo ancora qui".
Un vero e proprio schiaffo, ancorché in rigido stile militare, a quelle autorità italiane le quali non sono state ancora capaci di riportarli a casa. E le quali hanno ora istituito un Comitato di giuristi incaricati di predisporre un arbitrato da proporre all'India. Con la prospettiva, per i due "marò", di non vedere risolto il loro "caso", nella migliore delle ipotesi, prima di molti altri mesi. Perché i giuristi incaricati - come sempre accade - non è che non ci dormiranno la notte per predisporre questo arbitrato. E perché poi, una volta proposto l'arbitrato all'India, non è che l'India risponderà sicuramente "sì, prego, scusate, ecco a voi i due "marò" da noi ingiustamente trattenuti". E, se dovesse invece rispondere così - come si spera - non è, però, che lo farebbe in tempi improvvisamente accelerati. Per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, purtroppo, farsa continua. Drammatica e dolorosa farsa continua.
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