"Sul tavolo del Governo - fra qualche giorno - arriverà un testo di legge, composto di venti articoli, che dovrebbe dettare nuove soluzioni per l'antica e ingarbugliata questione del conflitto di interessi".
Finalmente. Finalmente sì, ma con un inquietante ma. Perché questo testo di legge è stato scritto da quella fondazione "Astrid" che è all'avanguardia degli studi e delle ricerche sulla riforma delle istituzioni democratiche e sull'innovazione nelle amministrazioni pubbliche, ma è presieduta da Franco Bassanini. Quel Franco Bassanini il quale, se è il "numero uno" della Cassa depositi e prestiti, è anche presidente del Consiglio di sorveglianza della società "Condotte" che - guarda caso - viene scelta da moltissimi Enti locali per realizzare grandi opere finanziate proprio dalla Cassa depositi e prestiti. Non solo. A presentare quel testo di legge sul conflitto di interessi, oltre al Bassanini con un piede in due staffe così, ci sarà anche Gregorio Gitti. Quel Gregorio Gitti il quale, se è un deputato tuttora in carica eletto nelle liste di "Scelta civica", è anche incidentalmente genero del banchiere Giovanni Bazzoli, ma, soprattutto, è tra i titolari di uno studio legale che dà consulenze lautamente remunerate proprio alla Cassa depositi e prestiti, oltre che alle banche "Intesa" ed "Ubi" che gli assicurano una serie di presidenze, è consigliere di amministrazione di "Skira editore" (del gruppo Rizzoli Corriere della sera) e della "Bassilichi spa" (società specializzata in servizi di "outsourcing" e che ha, tra i suoi clienti, molte pubbliche amministrazioni). In considerazione di tutto ciò, appunto, il "finalmente, ma". Un finalmente, infatti, non certo condivisibile dal punto di vista etico. Oppure il Governo, affidandosi a Franco Bassanini e a Gregorio Gitti, non abbia preferito, all'astratto etico, il concreto pratico: rimettersi all'indubbia e consolidata esperienza dei due quanto a conflitto di interessi.
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