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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

lunedì 7 gennaio 2013

L'addio di Scalfari a Monti

"Monti - questo l'atto di fede pronunciato da Eugenio Scalfari, il 23 dicembre scorso, dal suo domenicale pulpito di "Repubblica" - è una persona indispensabile per garantire l'Italia di fronte agli alleati europei ed americani e lui ne è pienamente consapevole".
Dopo appena due settimane però, sempre dal suo domenicale pulpito di "Repubblica", il predicatore laico Eugenio Scalfari ha indirizzato "urbi et orbi" il suo sofferto "mea culpa". "Mi piaci molto per quello che eri - si è rivolto direttamennte al suo ex profeta Mario Monti - ma mi preoccupi per quello che sei e mi spaventi per quello che potresti fare". Tanti saluti, dunque, anche dai salotti radical-chic. E così, a forza di tanti saluti da parte di questo e di quello, l'ex "premier" sta continuando a perdere consensi e voti. E certo non lo aiuteranno Fini e Casini sempre più in crisi di identità e di immagine. Come non lo aiuterà Luca Cordero di Montezemolo il quale, rinunciato ad una sua "corsa" in prima fila e alla selezione dei concorrenti da mandare in pista, sembra essersi sdegnosamente ritirato nel suo personale box dorato. E come non lo aiuterà più nemmeno Oltretevere che, dopo le precipitose adesioni di certi suoi "grandi" cardinali, ha drizzato - ultima testimonianza autorevole il discorso di Benedetto XVI al Corpo diplomatico - la barra della santa barca su una rotta di opportuna neutralità. Mario Monti, insomma, da uomo solo al comando sempre più uomo solo nelle retrovie. Cominciando a pentirsi, magari, di non avere mantenuto la parola data a suo tempo e più volte ribadita: quella che lui, il professor Mario Monti, non sarebbe mai né sceso né salito in politica.
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