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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

sabato 16 gennaio 2016

Quegli 8.354 intellettuali turchi contro Erdogan

"Squadracce della morte chiamate "Esedullah" - nelle regioni popolate dai curdi in Turchia - torturano, rapiscono, uccidono impunemente e chi denuncia tutto questo viene trattato, dalla polizia, come una spia. Ci sono intere regioni isolate e lasciate senza cibo, senza acqua e senza assistenza medica. Molti studenti che vengono da lì continuano solo per questo ad essere arrestati. Lo scorso anno 156 giornalisti sono stati arrestati per periodi più o meno lunghi, 32 sono tuttora in carcere e 500 sono stati investigati e minacciati perché colpevoli di avere denunciato la repressione contro la popolazione curda e le opposizioni politiche al regime".
Ecco perché 8.354 professori, ricercatori e istituzioni culturali - in Turchia - hanno già firmato una petizione, indirizzata al Presidente Erdogan e ai suoi, dall'eloquente titolo "Non saremo complici dei vostri crimini". Con ciò mettendo in pericolo, naturalmente, la loro professione, la loro libertà, perfino la loro vita. Sì, anche la loro vita perché, tanto per capire, uno dei fiancheggiatori del Presidente Erdogan, il noto mafioso Sedat Peker, ha dichiarato, pubblicamente e impunemente, di volersi fare la doccia con il sangue degli intellettuali. "Ma abbiamo voluto ugualmente prendere la nostra iniziativa - ha fatto sapere il professor Ezgi Basaran dell'università "Galatasary" di Istanbul - per far capire al Presidente Erdogan che c'è chi non ha paura della sua feroce dittatura e del farla conoscere al mondo civile". C'è da chiedersi, però, se il "mondo civile" sceglierà di prendere atto di questa coraggiosa denuncia e di risolvere finalmente l'indegno "caso Erdogan" (il quale ieri, intanto, ha fatto fermare e interrogare, dalla polizia piombata nelle loro case, 19 docenti) oppure, più sensibile ai propri interessi economici e militari, continuerà a non sentire, a non vedere, a non parlare. E, magari, a preparare la poltrona per il dittatore Erdogan, come se niente fosse, nell'Unione europea.
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