"Lo Stato - trentotto anni da quando il DC9 dell' "Itavia" si inabissò, nel mare tra Ponza ed Ustica, con 81 persone a bordo - continua a non voler risarcire i familiari delle vittime e ha dato così incarico, all'Avvocatura, di opporsi in appello alla recente decisione del giudice monocratico di Palermo Sebastiana Ciardo".
Alla base del no ai risarcimenti - com'è possibile leggere nell'atto di citazione in appello - l'impossibilità di provare che ad abbattere l'aereo fu un missile e, invece, la probabilità di una bomba esplosa a bordo. Probabilità provata? No, nemmeno questa. E, allora, come sostenerlo validamente in giudizio per rifiutare i risarcimenti? "Il fatto è - si può leggere ancora nell'atto di citazione in appello dell'Avvocatura dello Stato - che alla mancanza di elementi tecnici hanno supplito i mezzi di informazione che, denunciando (spesso senza alcun riscontro) trame e complotti internazionali, hanno infine determinato il radicato (ma tecnicamente non supportato) teorema secondo cui all'origine del disastro sarebbe stata una battaglia aerea". Anche qui, però, tecnicamente supportato il teorema della bomba esplosa a bordo dell'aereo? No, nemmeno questo. E allora lo Stato, il quale dovrebbe vergognarsi per non essere stato capace di scoprire o di confessare la verità sul dramma del DC9 dell' "Itavia", avrebbe almeno fatto bene a risarcire le vittime. E ad evitare che la sua Avvocatura cercasse indecentemente di evitarlo, oltretutto, portando in Appello motivazioni non si sa se più ciniche o più sostanzialmente e giuridicamente prive del minimo valore.
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