"Prendiamo il Ministero delle Politiche agricole - si è messo a confrontare il professor Stefano Perotti dell'Università Bocconi - il capo di Gabinetto percepisce in Gran Bretagna 191.648 euro, in Italia 274.647 e, cioè, 83 mila euro in più".
Un'eccezione? Macché. Al Ministero degli Esteri - ha continuato a confrontare, implacabile, il professor Perotti - il segretario generale percepisce in Gran Bretagna 261.338 euro, in Italia 301.320 e, cioè, 40 mila euro in più. Al Ministero dell'Economia ognuno dei quattro direttori generali percepisce in Gran Bretagna 153.898 euro, in Italia 288.986 e, cioè, 135 mila euro in più. Al Ministero della Salute il direttore di dipartimento percepisce in Gran Bretagna 191.648 euro, in Italia 293.364 e, cioè, 102 mila euro in più. Ma, forse, il costo della vita è più alto in Italia che in Gran Bretagna? Addirittura il contrario. Allora, però, gli alti dirigenti italiani vengono retribuiti con stipendi più alti perché, altrimenti, verrebbero sottratti dai privati alla pubblica amministrazione? Nemmeno mentre, invece, è proprio in Gran Bretagna che lo Stato tiene ad un certo livello gli stipendi dei suoi alti dìrigenti perché non gli vengano sottratti dalla City londinese. Perciò? Perciò è la casta, bellezza. Perché non solo in quelli esemplificati, ma anche in tutti gli altri Ministeri esiste questa clamorosa differenza tra Gran Bretagna e Italia. E perché l'apice della casta è ben saldo proprio in quella Corte Costituzionale la quale, quando si è provato a dare un giusto taglio agli "stipendi d'oro" italiani, ha guardato le proprie buste-paga, si è accorta che sarebbero state tagliate anche quelle e, molto sbrigativamente, ha sentenziato che ogni simile alleggerimento sarebbe stato incostiutiuzionale. Con tanti saluti alla "spending review" a picchiare sodo sulla povera gente.
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