"Non solo dovremo stringere ancor più la cinghia per versare la prima rata dell'Imu - arrivano sempre più numerose le proteste dei lettori a tutti i giornali - ma addirittura rischiamo di fare errori in buona fede (dei quali, come al solito, saremmo poi chiamati a pagare) perché l'Agenzia delle entrate non è stata capace di mettere a disposizione istruzioni chiare ed esaustive".
Proteste sacrosante. Con le quali stanno autorevolmente concordando perfino i commercialisti. E che, dunque, andrebbero prese urgentemente in considerazione. Come? Facendo slittare il termine di pagamento fissato per il 18 prossimo e mettendo a disposizione dei poveri italiani istruzioni finalmente accessibili a tutti. Ma sembra che il Governo, da quest'orecchio, non ci senta. Non voglia sentirci. Perché? Perché, altrimenti, si troverebbe in imbarazzo con i Comuni che, con questa prima rata di Imu, eviterebbero il "rosso" totale? O perché - a pensare male si fa peccato, come ha detto qualcuno, ma spesso ci si azzecca - questa confusione è stata proprio voluta per fare altra facile cassa sfruttando gli errori, pur commessi in buona fede, nella interpretazione delle norme stabilite per l'imminente versamento? E però, se non fosse alcuna delle due ipotesi, allora perché? Perché non questo opportuno slittamento e questo altrettanto opportuno chiarimento per versare senza il pericolo non piccolo di sbagliare? Sarebbe onesto e responsabile, se i professori del Governo intervenissero subito con una loro spiegazione e una loro giusta decisione. E, nello stesso tempo, convocassero i genitori dell'Agenzia delle entrate per avvertirli che la loro creatura, questa volta, l' ha fatta troppo grossa per non meritarsi un sonoro quattro in condotta.
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