"I consumi degli italiani hanno subìto un freno - ha sottolineato di nuovo la Corte dei conti - questo ha prodotto un calo nel gettito dell'Iva e, così, sono venuti a mancare tre miliardi e più nelle casse dello Stato".
Quando il Governo Berlusconi, nel settembre dello scorso anno, aveva aumentato un'aliquota Iva dal 20 al 21% e quando il Governo Monti, dal novembre ad oggi, ha inasprito dolorosamenete tasse ed imposte varie, anche il salumiere sotto casa aveva previsto che i consumi degli italiani sarebbero inevitabilmente scesi. E che di conseguenza, scendendo i consumi, sarebbe sceso - anziché salito - il gettito dell'Iva. Invece che guadagnarci, insomma, lo Stato ci avrebbe rimesso. Bravo il saluniere sotto casa che l'aveva facilmente capito, dunque, e somari i due ultimi Governi che, invece, non ci hanno proprio pensato. Con un'aggravante, poi, per quello attuale dei professori il quale - stando a certi mormorii captati al Ministero dell'Economia - starebbe nientemeno ipotizzando, per colmare il buco, un ulteriore aumento dell'aliquota Iva: al 23% quella già al 21 e al 12% quella già al 10. Starebbe, cioè, per prendere un provvedimento che, limando ulteriormente i consumi degli italiani, limerebbe conseguentemente - di nuovo - gli introiti da Iva nelle casse dello Stato. Sconfortante, però, se davvero dovesse finire così. Anche perché, se errare è umano (e i professori del Governo sono, nonostante tutto, esseri umani anche loro) perseverare - come si va "sentenziando" fin dai tempi dell'antica Roma - è tuttavia diabolico. E' cosa da Satanasso infernale, perciò, non da Governo tecnico pur assatanato.
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