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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

martedì 10 aprile 2012

Ma perché agli altri basta molto meno?

"Nel 2010 - ultimi dati raffrontabili a disposizione - i partiti italiani hanno incamerato dallo Stato 295 milioni di euro e, rispettivamente dai propri Stati, i partiti tedeschi 125, quelli spagnoli 75, quelli francesi 73, quelli inglesi 12".
C'è qualcuno che abbia la bontà di spiegare agli italiani, sempre più colpiti duramente dalle tasse, il perché i partiti italiani abbiano incamerato, nel 2010, una somma così incredibilmente superiore a quella percepita dai partiti di Paesi anche più popolosi del nostro? E perché questa misteriosa differenza continui a persistere? I nostri partiti, dopo gli ultimi scandali che hanno riportato alla ribalta la vergognosa realtà dei loro patrimoni e delle loro casse, stanno sì cercando di fare qualcosa per acquietare almeno la legittima ira degli italiani. Si è, però, alle solite: non è che si stia pensando all'abolizione di questa "manna statale" della quale, pure, un referendum popolare aveva decretato la fine immediata con un significativo 93% e che, conti alla mano, ha loro fruttato, dal 1994 di quel referendum ad oggi, ben tre miliardi di euro. No. Quello a cui si sta pensando è come giustificare il proseguimento della "manna statale" - magari con qualche ritocchino molto "ino" in gù - e come cercare di rendere almeno trasparenti i bilanci rimasti fino ad oggi "cosa loro" e mai assoggettati a verifiche istituzionali. Nessuna abolizione dei soldi pubblici, insomma, ma soltanto un po' di fumo negli occhi degli italiani nel tentativo di presentare la pillola meno amara. Un passettino in avanti, certo, quello che permetterebbe di conoscere come i nostri partiti sono soliti spendere i contributi ricevuti e le numerose centinaia e centinaia di milioni rimaste loro, ogni volta, detratte le vere spese elettorali. Già che si era all'opera, tuttavia, sarebbe stato più onesto, più giusto, più rispettoso chiedersi, almeno, se non fosse stato opportuno onorare - ancorché in ritardo - il risultato di quel lontano referendum popolare del 1994. Quel risultato vergognosamente "bypassato" con un semplice tocco di bacchetta ai limiti della Costituzione. Non più, per volontà degli italiani, il finanziamento pubblico dei partiti? Bene. Allora, per volontà dei partiti in Parlamento, il rimborso elettorale dopo ogni consultazione. Storia passata, certo. Ma la storia, volendo, può riscattarsi rinnovandosi positivamente. Mica la storia è come l'acqua che - come si rattrista il proverbio - una volta passata, non macina più.
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