"La proposta di fissare un tetto agli stipendi dei "managers" pubblici - è ufficiale - è stata approvata, su proposta del Governo, da Camera e Senato".
Finalmente, dunque, una ventata di equità, di rigore e di moderazione? Con il fischio. Perché, ora, la potentissima e ricchisima "lobby" dei "managers" pubblici è già entrata in azione per evitare che la norma possa andare in vigore da subito. In quale modo? Rifacendosi al principio che sancisce il divieto di una "reformatio in peius". Con questa "reformatio in peius", in effetti, sarebbe "peius" per loro. Ma anche una "reformatio in peius" dovrebbe essere, come dovrebbe essere la legge, uguale per tutti. E, allora, perché per tutti gli italiani qualsiasi dovrebbe essere - come è stato e come ancora sarà - "peius" per loro e per i "managers" pubblici no? L'augurio è che, uno di questi giorni, qualche professore - dentro o fuori il Governo - riuscirà a spiegarlo con argomenti convincenti. Prima, magari, che gli italiani qualsiasi siano chiamati, senza potersi difendere, ancora loro a qualche altra "reformatio in peius".
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