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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

lunedì 28 febbraio 2011

"Caso Tortora" sempre più caso

"I giornalisti Lino Jannuzzi e Sergio De Gregorio - tutto è accaduto senza che la "grande stampa" ne abbia dato giusto conto - sono stati condannati a versare un risarcimento, anche in sede civile, all'allora giudice Giorgio Fontana il quale avevano duramente criticato per quel suo procedimento istruttorio che aveva portato all'arresto e alla carcerazione del noto presentatore televisivo Enzo Tortora. Enzo Tortora il quale, poi, era stato invece riconosciuto completamente innocente ed era stato scarcerato in quanto risultate del tutto infondate, in Appello e in Cassazione, le accuse basate sia su clamorosi errori formali sia su dichiarazioni fantasiose rilasciate da personaggi come " 'o animale" (famoso per avere mangiato il cuore di un suo nemico) e " ' o pazzo" (che aveva avvelenato la madre, sparato al padre e dato fuoco alla fidanzata)".
Lino Jannuzzi e Sergio De Gregorio avevano scritto quanto ritenuto per lui offensivo dal giudice Giorgio Fontana il giorno in cui Enzo Tortora, che non si era mai ripreso da quella terribile esperienza, era morto di cancro. E, cioè, nel maggio 1988. Ebbene, dopo quasi ventidue anni, sono stati chiamati ora a pagare, dalla Seconda sezione civile del Tribunale di Napoli, per avere "offeso", scrivendo la verità, il giudice Giorgio Fontana. Il quale invece, nonostante il suo incredibile errore giudiziario, non è stato mai chiamato a pagare alcunché da alcuno. Non solo: nessuno ha mai pagato alcunché, neppure, alle figlie della vittima giudiziaria Enzo Tortora. Figlie le quali, anzi, hanno dovuto pagare le spese di un processo da loro intentato, e perso, contro il "camorrista" Gianni Melluso - noto negli ambienti della "mala" come "cha cha cha" - che aveva continuato ad accusare Enzo Tortora anche dopo la sua assoluzione definitiva e, perfino, dopo la sua morte. Le sentenze dei giudici - si continua a ripetere - non vanno mai criticate. Se però qualcuno volesse sapere come mai tutto ciò, potrebbe chiederlo al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano Clementina Forleo e al sostituto procuratore della Repubblica di Milano Elena Paciotti che quella decisione a sfavore delle figlie della vittima Enzo Tortora e a favore di "cha cha cha" hanno preso nel 1994.
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